Cambia Giro – Le voci dissonanti in Abruzzo per i diritti dei palestinesi
“Comprendiamo la voglia di divertirsi, ma siamo contrari e ostili al passaggio del giro d’Italia sui nostri territori. La manifestazione, a nostro avviso, dovrebbe essere boicottata, perché la partenza del giro da Gerusalemme ha rappresentato indubbiamente uno strumento di propaganda in mano al regime israeliano”
Così un comunicato diffuso oggi tramite le pagine del collettivo 3e32/CaseMatte in vista del passaggio del Giro d’Italia nell’Aquilano previsto per domenica 13 maggio.
Per capire meglio e saperne di più abbiamo intervistato Thea, clown di corsia, tornata appena una settimana fa proprio dalla Palestina e che da sempre si batte contro l’apartheid per i diritti dei Palestinesi
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IL COMUNICATO INTEGRALE di 3e32/CASEMATTE
“Comprendiamo la voglia di divertirsi, ma siamo contrari e ostili al passaggio del giro d’Italia sui nostri territori. La manifestazione, a nostro avviso, dovrebbe essere boicottata, perché la partenza del giro da Gerusalemme ha rappresentato indubbiamente uno strumento di propaganda in mano al regime israeliano
Israele non rispetta alcuna risoluzione ONU e la Palestina sta subendo un genocidio. Dall’altra parte del Mediterraneo è in atto una guerra contro i palestinesi e questa manifestazione sportiva ha generato propaganda per il regime criminale sionista dello Stato di Israele.
Ognuno e ognuna di noi ha una responsabilità oggettiva: l’indifferenza. Ci sono circa 320 bambini palestinesi nelle carceri israeliane, arrestati perché negli ultimi tempi Israele mette in pratica la politica degli arresti, dei soprusi, degli stupri e delle torture agli infanti. Per noi sostenere il Giro d’Italia significa sostenere tutto questo, significa sostenere decenni di apartheid, di colonialismo, di brutali repressioni e di sopraffazione.
Informiamoci, informiamo, e poi chiediamoci se è giusto applaudire chi, come i ciclisti e questa macchina organizzativa mostruosa, ha scelto di mettere i paraocchi dinanzi alla realtà, dando più valore ad una manciata di soldi, invece che alla dignità umana”.