Solidarietà alimentare: l’ostinazione del Comune dell’Aquila non vince sul buonsenso
L’erogazione dei bonus spesa da parte del Comune dell’Aquila non può essere sospesa. A stabilirlo il presidente del Tar Abruzzo, Umberto Realfonzo, che ha rigettato l’istanza di revoca che il Comune dell’Aquila ha inoltrato circa il ricorso di una famiglia di origini pugliesi ma domiciliata all’Aquila esclusa dal bando per la distribuzione dei buoni alimentari per l’emergenza Covid.
“Non si ravvisano ragioni di diritto – ha precisato il Tar – per sospendere l’erogazione della misura assistenziale nei confronti di tutti gli altri nuclei familiari esposti agli effetti economici provocati dal coronavirus”.
Una buona notizia dunque: come aveva spiegato il legale della famiglia, Fausto Corti, [qui l’articolo] nell’ultima puntata di Radio19, non ci sono margini per la sospensione della distribuzione.
Il Tar ha respinto l’istanza di revoca della misura cautelare presentata dal Comune dell’Aquila che, anche alla luce del nuovo Dpcm 26 aprile 2020, sosteneva che la famiglia in questione non avesse più ostacoli “nel fare ritorno nella sua città d’origine”, dove il minore in età scolastica, iscritto a una scuola media dell’Aquila, avrebbe potuto seguire le attività didattiche a distanza. Il presidente del Tar ha fatto notare che le disposizioni del decreto non saranno in vigore fino al 4 maggio e anche in quella data, “avendo uno dei membri della famiglia perso il lavoro a febbraio 2020, è possibile sussista l’impossibilità oggettiva di natura economica all’immediato ritorno”. Ha quindi confermato “l’immediata ammissione con riserva della ricorrente a partecipare al bando”.
Al netto di qualunque provvedimento, ciò che colpisce in questa vicenda è la più totale mancanza di delicatezza ed empatia da parte del Comune dell’Aquila nei confronti della famiglia di un uomo che ha contribuito alla ricostruzione, con alle spalle un minore, peraltro: in un momento storico in cui l’inclusione dovrebbe essere la norma, si fa dell’esclusione sociale una bandiera da sventolare con forza.
Eppure, i segnali che si sarebbe arrivati a questo punto erano all’orizzonte. Nell’avviso pubblico per l’assegnazione dei buoni spesa per generi alimentari del 29 marzo ci si rivolgeva a “nuclei familiari esposti agli effetti economici dell’emergenza COVID-19 ed a nuclei in stato di bisogno, residenti nel Comune dell’Aquila, ovvero ai cittadini extra comunitari in possesso del permesso di soggiorno di lunga durata”.
Si è scelto dunque di applicare due ulteriori criteri, quello della residenza e quello del permesso di soggiorno di lunga durata, oltre a quelli disposti dal decreto della Protezione civile; sulla questione si era espresso l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali (l’Unar) della Presidenza del Consiglio dei ministri, definendoli “discriminatori”. Per quanto riguarda il requisito del permesso di soggiorno di lunga durata, si tornerà in aula il 6 maggio per due ricorsi al Tribunale dell’Aquila presentati da sette cittadini extra comunitari. Staremo a vedere.
Nonostante tali avvisaglie, non c’è stato però, come abbiamo visto, alcun cambio di rotta da parte del Comune, che ha preferito innalzare il baluardo dell’aquilanità.
Ora il Tar giunge a mettere fine alla triste vicenda con il Comune che da ieri ha ripreso a distribuire i buoni spesa, epilogo di una brutta figura.
Ma intanto si è perso tempo: un tempo prezioso per molte persone nel difficile periodo che stiamo vivendo. Nel frattempo, la macchina della solidarietà si è mossa dal basso per mano di diverse associazioni e gruppi di cittadini ma, anche alla luce dei tempi che si prospettano per un lentissimo ritorno ad una normalità, abbiamo necessità di una maggiore reattività da parte di chi dovere e, forse, di una maggiore sensibilità.