1977-2023: Un nuovo sogno Punk
Sono stato nel 1977. L’ho fatto attraverso questo fantastico libro di Jon Savage (Il sogno inglese – I sex Pistols e il punk-rock, Shake edizioni ) che ho divorato in una settimana azzannandolo come pochi, preso dalla curiosità iniziale di come potesse essere nato, a un certo punto della storia il punk.
E’ ovvio che non è nato in un punto solo, in un solo anno, in uno stesso posto, da un solo gruppo o addirittura da una sola persona – o una coppia come Malcom Mc Laren e Vivienne Wetwood – ma a un certo punto i tempi erano maturi, c’erano le condizioni e qualcuno ha indirizzato le cose più velocemente dove stavano già andando, a partire da Londra e New York senza dimenticare il maggio parigino di soli 9 anni prima.
La prima cosa che mi ha sorpreso è la vicinanza temporale tra il 68’ e il 77’(Mc Laren era in contatto con Parigi e l’agitazione situazionista), ma anche tra il 77’ e il 91’, anno di uscita del libro e considerato anche come l’inizio di una nuova ondata punk. Anni che nella mia mente apparivano come lontani, effetto dovuto forse alla mia superata giovinezza, e che invece ora riesco a valutare vicini e collegabili.
Ho cercato e letto il libro per una strana convinzione che negli ultimi mesi si è annidata in me: quella che ci siano le condizioni per un ritorno, una nuova ondata della cultura punk.
Il punk d’altronde è morto nel 77’ stesso e non è mai morto allo stesso tempo, come dimostra la sua trasmutazione nell’hard core degli anni 80 e la vulgata “grunge” dei primi 90’ che fece urlare a Kim Gordon che il 91’ fosse “the year of punk broke “. Per non parlare di una sottocultura importante come quella dei free party che hanno fatto del punk una componente essenziale, e di tutta quella parte legata al suffisso “cyber” che lo ha espanso a un certo utilizzo della tecnologia e fatto entrare in una fruttuosa letteratura. Inoltre il punk come cifra estetica ed espressiva da quando si è manifestato c’è sempre stato anche per la sua capacità di interpretare semplicemente l’urgenza di esprimersi tramite il do it you self.
Nella strana cabala punk, il 2023 ha il 23 dentro, il numero del caos, e il caos è un elemento fondamentale della ricetta punk. Inevitabile, incontrollabile, naturale conseguenza, ispirata attitudine, attentato alla normalità. Ma 23 sono gli anni dopo il duemila, ma anche gli anni che separano il 77’ dal duemila , insomma un doppio 23 che è un po’ come il doppio 7, dove un 7 si scontrò con l’altro facendo esplodere il 77’ .
Doppio 23 spariglia, esplode, il punk non muore mai.
Perché ci sarebbero nuove condizioni allora per una sua rinascita? O quantomeno perché ce lo auspichiamo? Perché la crisi economica e ambientale fa gridare “no future” come non mai, perché il nichilismo del 77’ si è fortemente rafforzato come si sente già in molte canzoni e tendenze musicali, perché mai come oggi forse c’è la necessità di scagliarsi contro le limitazioni della libertà di una società digitale opprimente (il 19884 è adesso!), perché sono come rinati i valori tradizionalisti e moralisti della destra contro i quali mai come ora forse è sempre più necessario rispondere con l’unico linguaggio estetico rimasto possibile, quello dello scandalo e della provocazione.
Come potersi ancora scrollare da dosso tutto questo se non con un urlo violento e provocatorio, senza mediazioni?
Pensate al governo Meloni. Da quando si è insediata ho iniziato persistentemente a pensare a lei come la nuova Thatcher: un misto di ordine, disciplina e pugno di ferro contro i poveri che non può essere contrastato con la moderazione della retorica politica. Non a caso il primo provvedimento che il suo Governo ha preso è stato quello del decreto anti rave, ossia un decreto che vuole reprimere una delle culture rimaste con una carica antagonista attiva e derivanti dal punk, ossia quella dei rave, dei free party e della Tekno.
Questa persecuzione politico-culturale dà valore allo tekno, alla sua carica sovversiva qui e ora, e la rende sì oggetto di repressione ma la rafforza allo stesso tempo come strumento di scontro.
Sembrano di nuovo gli anni 80 in Inghilterra. Al di là delle forme più strettamente politiche, come allora, i ragazzi e le ragazze che più daranno fastidio a questo vecchio Paese saranno quelli sporchi e drogati che ascoltano una musica per loro inascoltabile. Al di là del genere musicale in senso stretto, lo scontro avverrà, sta già avvenendo, sullo sporco terreno del punk.