A Sulmona continua la lotta dei Comitati No Snam
di Emanuele Amadio
A Case Pente (Sulmona), nel giro di pochi mesi, tutto è cambiato.
Nell’area di ben 12 ettari destinata alla centrale di compressione Snam sono iniziati i primi scavi. Al suo fianco è sorta la zona logistica del cantiere con decine di container, mezzi di qualsiasi tipo, enormi tubi ed un enorme capannone della Streicher, azienda tedesca leader nella costruzione di infrastrutture energetiche (foto in basso).
Sabato 8 febbraio i Comitati No Snam di tutta la regione, ai quali si sono aggiunti attivisti e manifestanti da tutto il centro Italia, sono tornati a riunirsi davanti il cantiere, in una lunga e partecipata manifestazione terminata con un corteo e con l’affissione di decine di cartelli contro la realizzazione dell’opera.
Una battaglia che va avanti da oltre 15 anni – quella dei movimenti No Snam abruzzesi – che vuole opporsi alla costruzione di un’infrastruttura inutile, pericolosa e dannosa per il territorio regionale. La centrale di compressione che dovrebbe sorgere a Case Pente è infatti solo una piccola parte del progetto “Linea Adriatica” che, partendo da Sulmona, attraverserà tutta la dorsale appenninica fino al bolognese: parliamo di 425 chilometri di gasdotto dal diametro di 1,2 metri. Il tutto per un costo complessivo di 2,5 miliardi di euro, in parte (circa 300 milioni) anche del Pnrr.
In Abruzzo il gasdotto Snam attraverserà 18 Comuni, rendendoci così la Regione maggiormente colpita. Ad essere interessati saranno per lo più piccoli centri, già vittime di importanti processi di spopolamento e di un abbandono istituzionale sempre più rilevante. Inoltre non saranno risparmiate zone che rappresentano vere e proprie ricchezze naturali della nostra terra, come il santuario della Madonna d’Appari nella frazione di Paganica (L’Aquila).
Nella mobilitazione di sabato, che ha visto la partecipazione di circa 200 persone, sono state tante le tematiche affrontate: l’eccessivo costo dell’opera, la sua inutilità visto il calo dei consumi di gas in Italia ed in Europa, la mancanza di studi legati al rischio sismico, la necessità di investire contro i combustibili fossili essendo i primi responsabili della crisi climatica, l’assenza delle istituzioni locali e la loro debolezza davanti agli interessi della Società Nazionale Metanodotti ed il Governo Meloni.
Infatti, fino a pochi anni fa, oltre ai Comitati cittadini, anche molti amministratori ed istituzioni locali si opponevano alla “Linea Adriatica”. La stessa Regione Abruzzo del Presidente Marco Marsilio ed il Comune dell’Aquila del Sindaco Pierluigi Biondi, fino all’elezione di Giorgia Meloni, contrastavano il progetto sia nelle sedi istituzionali, sia nelle mobilitazioni di piazza. Ad oggi invece, costretti a sottomettersi alle volontà della Presidente del Consiglio, hanno accettato il passaggio del tubo nei loro territori, abbandonando i propri cittadini.
Come la Regione Abruzzo ed il Comune dell’Aquila, anche molte altre istituzioni coinvolte, dai Comuni alle Asbuc – con fiere eccezioni come quella di Paganica – hanno concesso a Snam le servitù per il passaggio dei lavori. Nelle costituzioni approvate la Società promette il ripristino delle zone che saranno interessate dal cantiere ed un compenso “una tantum” per la concessione dei terreni, spesso davvero irrisorio. Parliamo infatti di cifre pari a 600 euro per le zone di competenza degli Usi Civici, fino a poche migliaia per i piccoli Comuni.
L’esempio più recente è sicuramente la costituzione di servitù approvata dal consiglio comunale di San Demetrio Nè Vestini lo scorso mese di ottobre, dove viene concessa a Snam l’autorizzazione per lavorare sui terreni di proprietà comunale per una somma di appena 3.100€.
Questi accordi sono stati accettati dai rappresentanti istituzionali senza avere alcuna garanzia da parte di Snam, che infatti specifica alla fine del documento: “Gli obblighi assunti con il presente atto si riterranno nulli o privi di effetto qualora la Snam Spa non dovesse realizzare il gasdotto”.
E’ quindi evidente, di fronte a tutti questi fattori, come il progetto della “Linea Adriatica” vada esclusivamente a fare gli interessi di Snam che, opera conclusa o meno, sarà “risarcita” attraverso l’aumento delle bollette.
Il tutto sulle spalle di migliaia di cittadine e cittadini, di chi ancora oggi crede e tenta di realizzare un futuro diverso per le aree interne del territorio abruzzese. Piuttosto che investire nella realizzazione di infrastrutture legate all’energia fossile, la direzione dovrebbe essere quella di importanti azioni mirate ad una netta transizione verso le fonti rinnovabili, anche attraverso progetti come le comunità energetiche, capaci di unire energia rinnovabile e sostenibile, ripopolamento delle aree interne e rinascita di comunità.